Paola Mascaro, Valore D, “È ora di passare ai fatti”

Business People
01/02/2022
Cecilia Lulli

Le buone intenzioni non possono bastare. In Italia si è detto molto e realizzato poco sul fronte dell’inclusione e del gender gap. Le quote rosa? Sono state utili, ma non sufficienti, soprattutto quando il discorso si allarga ai temi di Diversity & Inclusion. È questo il tema principale affrontato nell’intervista a Paola Mascaro, presidente di Valore D, cover story scelta da Business People per il numero di marzo 2022.

Il dato odierno che la manager -Direttore Marketing e Comunicazione Accenture Italia Europa Centrale e Grecia -è che le buone intenzioni non possono bastare Anche perché la strada da percorrere è ancora lunga nella Penisola dove le quote rosa all interno dei cda di società pubbliche e quotate si sono rivelate un provvedimento utile ma non risolutivo Perché dà solo la sufficienza all attuale situazione della parità di genere nel nostro Paese? Perché se da un lato negli ultimi anni un po di progressi sono stati fatti su alcuni fronti invece non ci siamo mossi Anzi se penso al numero di donne in posizioni apicali siamo persino tornati indietro passando dal 4% al 3%. Dato che ci relega in fondo alla classifica Quindi dal punto di vista della consapevolezza dell’impegno dell’attenzione sicuramente la situazione è molto migliorata ma i risultati ancora non si vedono.

Quali sarebbero le priorità da mettere in atto? Nel mondo delle imprese un tema centrale è quello della pipeline è cioè avere una presenza numerosa di donne nelle posizioni professionali a tutti i livelli della pirami-de altrimenti quando ci si trova a scegliere a chi affidare le posizioni apicali non ci saranno mai candidature femminili Per raggiungere questo obiettivo bisogna mettere in campo una serie di strumenti. Innanzitutto è importante porsi obiettivi misurabili come le imprese fanno in tutte le altre loro attività. Solo così quando li si raggiunge o non lo si fa ci si può fermare a riflettere sulle azioni correttive o migliorative da attuare L altro tema in gioco sono le policy inclusive. Le imprese sono state storicamente costruite su un modello maschile è quindi inevitabile che il modo in cui il lavoro è stato organizzato finora non le renda inclusive. La pandemia ha accelerato la riflessione in merito e di certo smart working e flessibilità potranno aiutare. Purché ci sia un cambiamento culturale di base: senza un ribilanciamento dei carichi di cura tra partner si rischia un effetto contrario. E poi non bisogna dimenticare la mancanza delle infrastrutture necessarie come gli asili. Infine bisogna lavorare anche sull’orientamento per sostenere la scelta del percorso di studi della ragazze. Dobbiamo aiutarle a capire che non è vero che non siamo portate per le materie scientifiche come ci hanno sempre raccontato. Un pregiudizio che non è solo maschile ma che è radicato anche in molte donne Certo non è un problema di maschilismo ma di cultura patriarcale a cui entrambi i generi sono o sono stati soggetti. Ed è per questo che bisogna lavorare insieme Devo ammettere che molti uomini delle nuove generazioni sono diversi e anche loro vanno aiutati quando per esempio vogliono fare i papà perché subiscono pressioni sociali che gli rendono difficile prendersi tempo dal lavoro per stare con i propri figli. Dobbiamo aiutarci a vicenda. Per questo è necessario lavorare sulle nuove generazioni e voi avete diverse iniziative legate alle scuole. Vuole accennarci le più importanti? Tutti siamo intrisi di questi pregiudizi quindi il principio base di tutte le iniziative è quello di scardinare gli stereotipi di genere a ogni livello anche se la nostra attenzione va in primis a bambine e ragazze perché diversi studi confermano che già dai sei anni iniziano a porsi dei limiti rispetto a certe materie e certi percorsi di studio.

 

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