Come si combattono le differenze basate sul genere e le discriminazioni in azienda? La risposta non è una, possono essere tante, ma cominciare a fissare qualche punto necessario potrebbe essere la via per cominciare ad abbattere i muri. L’idea è alla base della proposta della Città metropolitana di Bologna che, insieme alle province di Modena e Ferrara, è pronta a istituire Gender Label, l’albo delle aziende sensibili alle politiche di genere.
È un progetto di responsabilità sociale di impresa che si è dato però punti fermi nell’equiparazione di uomo e donna in azienda:
– uguale retribuzione per uguale mansione
– uguali opportunità di accesso
– uguali opportunità di mantenere il posto di lavoro durante la vita, maternità compresa
– opportunità di sviluppo di competenze e di avanzamento in posizioni di responsabilità e leadership equiparate
– stessa distribuzione orizzontale (tra i settori) e verticale (tra i livelli d’inquadramento, fino agli organismi di governance)
– pratiche di conciliazione vita–lavoro per donne e uomini (congedi di maternità, paternità e possibilità di part time)
– trasferimento buone pratiche ad altre aziende nel proprio contesto territoriale.
Per la parità di genere lavora l’Associazione Valore D con 188 aziende associate e un manifesto in 9 punti per raggiungere l’obiettivo: fra questi il riconoscimento dell’impegno di entrambi i genitori nella crescita dei figli e la sperimentazione di modalità di lavoro flessibile. Coincidono in gran parte con quelli del decalogo Gender Label bolognese e hanno punti in comune con le proposte avanzate da Oxfam al governo italiano per abbassare il Gender Gap come introdurre sgravi contributivi in favore dei datori del settore privato che sottoscrivono contratti collettivi aziendali che introducano misure di conciliazione tra vita professionale e privata.
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