Il futuro digitale rischia di aumentare il gap di genere, ecco perchè

Ansa
05/07/2021
Alessandra Magliaro

In Italia solo il 18.9% delle laureate ha scelto discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e, nonostante le ragazze si laureino in corso e in media con voti più alti dei compagni, una volta entrate nel mondo del lavoro non ottengono gli stessi risultati, in termini di occupazione e di retribuzione. Le discipline STEM sviluppano competenze molto richieste dal mercato del lavoro: si stima che nei prossimi 10 anni le occupazioni in questo campo cresceranno due volte più velocemente rispetto alle altre occupazioni e garantiranno maggiori possibilità di carriera e di guadagno. Eppure è un settore caratterizzato da un forte gender gap.
È recente #ValoreD4STEM, l’indagine più esaustiva disponibile in Italia sulle donne STEM nelle organizzazioni, promossa da Valore D, associazione che riunisce oltre 260 imprese. La ricerca ha coinvolto un campione di 7481 donne di 61 aziende del network Valore D rappresentanti di 11 settori aziendali, fornendo una raccolta dati rappresentativa del territorio nazionale e restituendo una fotografia della presenza delle donne STEM nelle organizzazioni.

Come trattenere i profili STEM
Oltre la metà delle donne che attualmente non ricopre un ruolo STEM vorrebbe però tornare a lavorare in questo ambito. Stiamo parlando di un bacino molto ampio il cui talento, formazione e passione non viene utilizzato. Cosa possono fare le aziende per assecondare il desiderio di ritorno al ruolo per cui hanno intrapreso la professione? Formazione di aggiornamento, condizioni di lavoro ideali per gestire il work-life balance e un ambiente più inclusivo sono i principali bisogni indicati per riprendere la carriera STEM interrotta. Che poi sono i bisogni di ogni ambito lavorativo che voglia dirsi moderno.

I pregiudizi delle donne STEM
L’ultima sezione dell’indagine si è concentrata sui pregiudizi inconsapevoli, quei meccanismi cognitivi inconsci che influenzano il nostro giudizio, creando stereotipi a cui tutti siamo soggetti senza rendercene conto. Anche il mondo delle donne STEM non ne è estraneo: nonostante il campione sia esclusivamente femminile, emerge una chiara preferenza a lavorare con gli uomini rispetto a lavorare con le donne; infatti solo il 4% delle donne dichiara che sia più facile lavorare con le donne. Anche in termini di leadership emergono alcuni stereotipi: il 27% delle rispondenti dichiara che alle donne si addice uno stile di leadership empatico e accogliente, e quasi il 16% afferma che a un uomo si addica uno stile di leadership deciso e assertivo.
Sul work-life balance emerge uno stereotipo di genere significativo. Infatti il 19.2% delle rispondenti ritiene che per gli uomini non sia importante ricoprire un ruolo che consenta un equilibrio tra vita professionale e famiglia, mentre il 73.3% ritiene che per le donne sia importante.
Di recente il World Economic Forum ha evidenziato le principali skills necessarie sul lavoro per i prossimi 5 anni: emergono le competenze STEM, ma anche importanti soft skills come il pensiero analitico, l’innovazione, la leadership e la capacità di influenza sociale. Un altro studio rileva che il 33% delle competenze necessarie tre anni fa oggi non sono più rilevanti. “In un mondo in cui le soluzioni scientifiche e tecnologiche stanno plasmando il futuro del lavoro e delle nostre vite non possiamo permettere che le donne restino indietro. Abbiamo bisogno del loro contributo nelle STEM per promuovere la diversità e sostenere innovazione e progresso sociale ed economico”, commenta Barbara Falcomer direttrice generale Valore D. “L’indagine che abbiamo realizzato riconferma l’urgenza di colmare il gender gap che ancora caratterizza questo ambito. Pubblico e privato devono impegnarsi fortemente per non rischiare che le donne si trovino ai margini del futuro del lavoro, ma piuttosto vengano valorizzate per poter essere protagoniste nei settori in cui si apriranno maggiori e migliori opportunità lavorative.”

 

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