Articolo di Luigi Dell’Olio
I risultati del sondaggio di DLA Piper (azienda multinazionale di servizi legali presente in oltre trenta Paesi ) realizzato da Carmen Chierchia e Raffaella Quintana, fondatrici di Law, gruppo di lavoro formato da professioniste che si occupa di leadership femminile, e Valore D.
Oggetto di atteggiamenti sessisti, pagate meno. La discriminizaione delle donne nel mondo del lavoro causa anche perdite dal punto di vista degli affari. Diversi studi hanno dimostrato il legame positivo tra presenza significativa di donne ai vertici e i risultati di bilancio: un rapporto che le imprese cominciano a tenere d’occhio, anche se la strada appare ancora lunga.
Lo confermano i risultati del sondaggio di DLA Piper e Valore D: due donne italiane su tre si sono viste rivolgere domande sulla propria vita privata in sede di colloquio di lavoro. Una su cinque ha riscontrato un peggioramento della propria condizione lavorativa dopo la nascita del primo figlio. Più di una su due denuncia di essersi sentita discriminata in azienda rispetto a un collega uomo.
Eppure alle donne non manca la consapevolezza nei propri mezzi: la totalità delle intervistate ritiene di avere le capacità necessarie per ricoprire il proprio ruolo (mentre gli uomini coinvolti nell’indagine mostrano qualche lievissima incertezza: si sente all’altezza del proprio compito non la totalità degli intervistati ma il 92%). Nonostante ciò, il 48% delle lavoratrici lamenta il fatto che ai colleghi vengano affidati i compiti più prestigiosi e il 40% punta il dito contro una sensibile differenza del salario. Le discriminazioni spesso sono legate all’aspetto fisico: ne è convinto il 40% delle donne intervistate, anche se il 31 pensa di averne tratto alla in fine un vantaggio e solo il 9% un danno.