«La certificazione rappresenta l’occasione per accelerare un processo che certamente è già in corso ma che è ancora troppo lento». Ne è convinta Paola Mascaro, presidente di Valore D e componente della commissione «Donne per il nuovo rinascimento», costituita dalla ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti.
I numeri sono ancora impietosi, troppe poche donne ai vertici (istituzionali e aziendali) e troppe le donne che devono scegliere tra carriera e famiglia. Ora la parità di genere è un tema economico oltre che culturale. «Direi che da sempre questa è una questione economica. Basti ricordare che una fonte autorevole come la Banca d’Italia stima che se la presenza delle donne nel mercato del lavoro raggiungesse il 50%, questo dato incrementerebbe di sette punti il nostro Pil. E se poi estendiamo questo discorso al mondo, uno studio di McKinsey valuta che se nell’intero mercato del lavoro si toccasse la parità di genere, questo si tradurrebbe in trilioni di dollari in più di Gdp».
La “missione” individuata nel Pnrr prevede una dote economica non enorme ma significativa. Il processo è lungo, le aziende dove e come possono intervenire?
«Le grandi aziende sono già attrezzate. Adesso l’obiettivo è creare dei meccanismi semplici accessibili anche dalle medie e piccole aziende. Direi che in questi anni siamo passati dalla declinazione di un principio morale all’individuazione di obiettivi misurabili. Come Valore D a questo proposito abbiamo realizzato con il Polimi uno strumento diagnostico, l’Inclusion Impact Index, che permette alle aziende di stilare quasi un’autoanalisi e di controllare periodicamente il raggiungimento degli obiettivi».
Le criticità da rimuovere sono ancora molte, certamente. Quale situazione fotografano i vostri numeri?
Che se grazie alla legge Golfo-Mosca si è raggiunto il 40% di donne nei Cda, questo dato non ha una corrispondenza nel resto dell’organizzazione aziendale: le donne con un ruolo da ad nell’ultimo anno sono addirittura diminuite, passando dal al per cento. Le donne presidente sono solo il 2%, leggermente meglio nei vertici operativi con il 4%, ma insomma, molta strada resta da fare.